Scrivo che l’estate è alta in cielo, sembra aria pulita quella che si respira oggi, dopo aver ripreso un ritmo lavorativo meno affaccendato, meno preoccupato, meno rischioso. Forse è davvero tutto apparentemente “meno” o forse voglio semplicemente credere, assieme a tutti noi, che sia davvero “meno” di qualche mese fa. Purtroppo vedendo la non curanza di vacanzieri appesantiti post quarantena ammassati in questi giorni sulle spiagge senza distanziamento di sicurezza, temo che le regole siano state rispettate nei mesi scorsi solo per obbligo imposto, ma al segnale del “via alla fase 3” si siano cancellate dalle abitudini dei più.
Lo dimostrano le tante persone che entrano sfuggenti in farmacia per farsi omaggiare una mascherina perché “dottoressa, me la sono dimenticata”. La mascherina, il distanziamento sociale e le buone abitudini come lavarsi accuratamente le mani o igienizzarle nei luoghi pubblici sono norme che dovremmo fare nostre come qualsiasi buona abitudine si rispetti; le dovremmo rispettare per la nostra salute e quella altrui, le dovremmo rispettare per tornare a viaggiare in serenità, per educare i nostri ragazzi a farne uso quando rientreranno a scuola a contatto con i coetanei, per aiutarci a non diffondere sindromi parainfluenzali e influenzali da ottobre in poi. Perché qui sta la preoccupazione in noi figure sanitarie, sta in quello che accadrà quando la temperatura scenderà, quando incapperemo nei primi malanni di stagione, quando una tosse forte dovuta a una infiammazione bronchiale ci farà insinuare la necessità di stare a casa dal lavoro, di isolarsi o di chiedere un tampone, sempre che siano disponibili.
Cosa resterà di questi mesi di sforzi, obblighi e restrizioni se non impariamo ora a fare tesoro delle regole fondamentali che noi abbiamo rispettato e cercato di insegnare ogni giorno?
Da farmacista mi resteranno nel cuore questi mesi, nel bene e nel male, mi resteranno nel cuore i volti di chi aveva dubbi e ha cercato noi per rassicurazione e aiuto. Mi resteranno nel cuore le voci di chi ha perso un proprio caro, avvisandoci per telefono, perché “siete state sempre tanto gentili in questi mesi” facendomi scendere le lacrime che tenevo lì da giorni. Mi resteranno nel cuore l’odore di alcool, disinfettante, la fatica di giornate da code continue e ricette inviate da pazienti chiusi in casa e le consegne a domicilio. MI resteranno nel cuore la resistenza mai immaginata di mantenere mascherina e guanti per dodici ore, di parlare al di là di una barriera in plexiglass. Mi resterà nel cuore la mia vicina di casa che faceva cantare tutta la via con Vasco all’ora di cena per sentirsi un po’ meno sola. Mi resteranno addosso il silenzio nei nostri cieli senza aerei da Malpensa, le strade vuote, l’aria pulita di una primavera che si riprendeva per una volta i suoi spazi. E, infine, mi restano addosso quegli abbracci desiderati e tanto lontani, gli abbracci non dati in quei giorni tanto duri che sono mancati al punto che, ora, abbassando la guardia, verrebbe voglia di donare, ma ci dobbiamo ancora trattenere. Il nostro nemico invisibile è ancora tra noi purtroppo e noi farmacisti restiamo all’erta, in attesa di ciò che sarà, sperando come tutti che andrà davvero tutto bene. Fatelo con noi, godendoci l’estate, ma con intelligenza e rispetto.
Fonte: Farmacista33.it
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Dottoressa Elisabetta Vicentini
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